Articolo dalla pagina Facebook dell’associazione Italiana Intolleranti al Lattosio
Intolleranza al Lattosio, cosa, come quando.
In Italia si ritiene che circa il 50% della popolazione sia intollerante al lattosio, ma solo 1 su 4 sa di esserlo.
Dato che lascia perplessi, soprattutto se si pensa a una condizione così diffusa anche a livello mondiale. In Cina, in Giappone e in Sud Africa l’intolleranza al lattosio si aggira tra l’80 e il 100% della popolazione.
In Europa la situazione è abbastanza variegata: nell’Europa meridionale i soggetti che presentano tale difetto sono circa il 70%, nell’Europa centrale la percentuale si aggira attorno al 30% mentre l’incidenza percentuale è decisamente minore nell’Europa settentrionale, si attesta infatti attorno al 5%.
L’intolleranza al lattosio (definita anche ipolattasia) si verifica in caso di mancanza parziale o totale della lattasi, ovvero l’enzima in grado di scindere il lattosio (zucchero composto) nei suoi due zuccheri semplici, glucosio e galattosio.
Il lattosio è il principale zucchero del latte (tra cui latte di mucca, di capra, di asina oltre che latte materno), rappresenta infatti il 98% degli zuccheri presente nel latte, oltre ad essere presente anche in altri prodotti lattiero-caseari derivati. Il lattosio, dopo essere stato assunto con la dieta, viene digerito a livello del duodeno dalla lattasi presente sulla superficie delle cellule della mucosa intestinale. In caso di deficit di questo enzima, il lattosio non viene digerito e rimane nel lume intestinale dove viene fermentato dalla flora batterica con conseguente richiamo di acqua e produzione di gas.
Quali sono i sintomi più comuni?
Il quadro clinico che ne deriva è caratterizzato da dolori addominali di tipo crampiforme, meteorismo, pesantezza di stomaco, senso di gonfiore gastrico, diarrea o stitichezza che insorgono da 1-2 ore a qualche giorno dopo l’ingestione di alimenti che contengono lattosio. Oltre a questi, si manifestano anche sintomi più generici come mal di testa, stanchezza, nausea, eruzioni cutanee e, in rari casi, perdita di peso.
La sintomatologia è differente da persona a persona, con manifestazioni di diversa entità ed importanza. La gravità dipende sia dalla quantità di lattosio ingerita sia dalla soglia di tolleranza individuale. Tuttavia tali sintomi non sono specifici e spesso si sovrappongono ai sintomi di altre intolleranze o patologie del tratto intestinale, questo purtroppo ritarda la diagnosi.
La regola fondamentale è affidarsi ad un buon specialista ed eseguire i corretti test di diagnosi, Breath Test e successivamente al Test genetico. Solo con un’accurata diagnosi è possibile risolvere i sintomi tipici e tornare al proprio benessere psico-fisico.
Tre diverse forme di intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio esiste in tre differenti forme: congenita, genetica e acquisita.
La forma genetica, o forma primaria, è generata dal deficit di produzione della lattasi e si può manifestare nel bambino, durante lo svezzamento oppure tardivamente nell’adulto a causa di una riduzione eccessiva della produzione di lattasi.
La forma acquisita, o secondaria, è dovuta ad altre patologie acute (come infiammazioni e infezioni dell’intestino) o croniche (ad esempio celiachia, morbo di Crohn, sindrome dell’intestino irritabile) ed è transitoria risolvendosi infatti alla guarigione della malattia responsabile. Altre cause possono essere terapie antibiotiche, chemioterapiche o con radiazioni ionizzanti che, in conseguenza della loro tossicità o di un’azione di inibizione diretta dell’attività lattasica, determinano ipolattasia.
La terza forma di intolleranza, molto rara e di origine genetica a insorgenza precoce, si manifesta sin dalla nascita, (per questo è detta forma congenita), il neonato sviluppa diarrea non appena nutrito con latte materno o formulato, quindi una totale assenza di lattasi che persiste per tutta la vita.
Come diagnosticare l’intolleranza al lattosio?
La diagnosi si basa su due principali metodiche: Breath Test e Test genetico.
Fare la diagnosi è importante per escludere dalla dieta in modo totale o parziale, a seconda della gravità, le fonti di lattosio.
Il test GOLD STANDARD e più diffuso è il Breath Test, che valuta la presenza di idrogeno nell’espirato prima e dopo la somministrazione di 25g di lattosio, prelevando 8 campioni di aria ottenuti facendo soffiare il paziente in una sacca a intervalli regolari (ogni 30 minuti), per un tempo di 4 ore.
Il respiro raccolto viene esaminato con lo scopo di individuare la presenza di idrogeno proveniente dalla fermentazione del lattoso non digerito. Per eseguire questo test, il paziente deve seguire una dieta apposita nel giorno precedente l’esame ed altre linee guida.
Un test positivo accerta la presenza di malassorbimento del lattosio, ma non discrimina se si tratta di una forma primaria dovuta a un deficit genetico di lattasi, o secondaria dovuta ad un’alterazione dell’integrità della parete intestinale conseguente a stati patologici.
Per capire se si se si tratta di una forma primaria o secondaria di intolleranza al lattosio occorre successivamente eseguire il Test Genetico, ovvero un tampone boccale per il prelievo della saliva, dal quale è possibile analizzare il proprio DNA. E’ scientificamente dimostrato che la mancanza di lattasi è dovuta ad una variazione del DNA un polimorfismo C/T nella posizione -13910, nel gene MCM6 a monte del gene della lattasi (LCT). Il Test Genetico permette quindi di discriminare chi ha entrambe le copie sane del gene (T/T), chi ne ha solo una sana (T/C) e chi le ha entrambe mutate (C/C) e quindi associata a lattasi non persistenza (LNP).
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